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La Commissione UE ha deciso di non rinnovare il contratto con AstraZeneca a fronte del fatto che raramente sono stati rispettati i tempi nelle consegne e ciò ha messo in difficoltà tutti i Paesi nella pianificazione vaccinale. La rottura era nell’aria, ma non dovrebbe condizionare troppo le tempistiche nel raggiungimento dei target di immunità di gregge che l’Italia ha fissato poiché la disponibilità delle dosi nei prossimi mesi sarà comunque vasta. È atteso a giorni anche l’ok dell’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco, al preparato tedesco Curevac, a Rna messaggero. E con Pfizer-BioNTech c’è stata una rinegoziazione al rialzo delle forniture grazie alla capacità produttiva in crescita anche negli stabilimenti europei.

Nonostante alcuni leggeri ritardi nelle consegne di alcuni vaccini il riequilibrio tra dosi in arrivo e vaccini utilizzati sta avvenendo.
Di sicuro Pfizer consegna puntualmente 2,1 milioni di dosi ogni martedì e lo stock viene ripartito secondo il principio «una testa, un vaccino». Mentre il preparato di Pfizer è quello attualmente più utilizzato, stiamo assistendo nello stesso momento anche ad un utilizzo minore del vaccino di Johnson&Johnson, la cui distribuzione non è ancora partita a pieno regime.
Si ragiona sull’ipotesi di utilizzarle nei comuni di montagna, soprattutto in Abruzzo e Calabria, con team mobili della Difesa in collaborazione con la Protezione Civile. Logisticamente sarebbe funzionale: è un preparato monodose, consigliato in via preferenziale agli over 60. Converrebbe usarlo in via prevalente per intercettare diffidenti e non raggiungibili nelle categorie più a rischio. D’altronde ci sono ancora 2 milioni di over 70 da immunizzare

In maggio sono previsti ancora 12 milioni di vaccini per tenere la velocità delle 500mila punture al giorno. Ieri 8.892 nuovi casi Covid (per un totale di 4.111.210) e 139 vittime (122.833). Il dato più basso dal 25 ottobre. Il totale dei ricoverati in terapia intensiva è sceso a 2.192 (19 in meno).