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A un anno dall’inizio della pandemia sono molte le soluzioni che stanno prendendo piede per combattere questa battaglia o quanto meno rallentarla.

Tra vaccini e anticorpi monoclonali, un nuovo strumento potrebbe aiutare nella  battaglia contro il coronavirus. Si tratta di uno spray per il naso in grado di bloccare l’ingresso del virus nelle cellule. L’idea è di un ricercatore italiano, Matteo Porotto, e ripropone il principio di funzionamento della zip di un maglione. 

Lo spray è stato messo a punto dalla Columbia University di New York e i risultati finora ottenuti sono stati pubblicati su Science. Lo studio, coordinato da Anne Moscona e Matteo Porotto,  ha appena terminato le prime fasi della sperimentazioni con risultati abbastanza soddisfacenti; a questi seguiranno ulteriori test e infine i trial clinici sull’uomo. 

Gli esperimenti non sono ancora stati condotti sugli esseri umani, ma i primi risultati sono molto soddisfacenti, è stata dimostrata un’efficacia del 100% e la speranza è di iniziare presto i test sull’uomo.

Lo spray funziona come la zip di un maglione: se si inserisce in uno dei due lati un pezzetto di ferro capace di incastrarsi impediamo alla zip di chiudersi e dunque di funzionare. I ricercatori hanno messo a punto una molecola che funziona in maniera simile. La molecola è stata prodotta combinando un pezzetto della proteina spike con una molecola di colesterolo. In questo modo la proteina spike del coronavirus viene bloccata nel momento in cui si lega a una cellula sana.

Lo spray può viaggiare a temperatura ambiente e senza difficoltà. Nebulizzata nel naso o come aerosol, si diffonde nei polmoni e dura almeno 24 ore. Può essere somministrato in via preventiva, ma anche subito dopo il contagio. Quando il virus è penetrato nella cellula, infatti, si replica e poi si diffonde verso le cellule vicine. Nelle prime fasi dell’infezione, quanto la trasmissione è ancora circoscritta, lo spray può essere d’aiuto. Può essere usato anche prima di una visita in ospedale, per permettere anche a chi soffre di altre malattie di proseguire le cure. 


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Fonte: laRepubblica