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l governo sta lavorando per definire i nuovi criteri di assegnazione del colore, e le relative limitazioni , alle regioni. La volontà è quella di dare maggior peso al tasso di ospedalizzazione, ovvero al numero di ricoveri causati dal virus. 


È ciò che chiedono da giorni i governatori, cercando di scongiurare un passaggio in zona gialla dei loro territori attualmente tutti in bianco. Un rischio concreto se il parametro principale per il passaggio di colore continuasse ad essere costituito dall’indice Rt, che calcola la trasmissibilità del virus, o dal numero di contagiati rispetto alla popolazione. 

La modifica prevede che si passerà al giallo se l’occupazione dei posti Covid negli ospedali dovesse risultare superiore al 5% nelle terapie intensive e al 10% nei reparti ordinari.

Allo stato attuale, nessuna regione oltrepassa queste soglie. Ce ne sono alcune, però, che rischiano più di altre: la Toscana ha un tasso di occupazione del 4% nelle terapie intensive e del 2% nelle aree mediche. Nel Lazio questi parametri sono rispettivamente 3 e 2%, in Sicilia 3 e 5%, in Calabria 3 e 6%, in Campania 2 e 5%.

I governatori fanno molto affidamento sulla campagna vaccinale che, nonostante l’aumento dei contagi, sta garantendo una pressione limitata sugli ospedali. 

Le regole della zona gialla, diversamente da quella bianca, prevedono un tetto massimo di posti a sedere tra non conviventi nei bar e nei ristoranti e l’obbligo della mascherina anche all’aperto. Nulla cambia, invece, per gli spostamenti tra regioni, a meno che alcune zone non diventino addirittura arancioni o rosse.
I nuovi parametri dovrebbero essere ufficializzati tra pochi giorni. A breve si terrà una conferenza delle regioni e la cabina di regia tra il premier Draghi e le forze di maggioranza.
Il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che rappresenta tutte le regioni, fa notare che «se sono corretti i dati che arrivano dalla Gran Bretagna, ovvero che il vaccino riduce drasticamente il rischio di malattia grave, quindi l’ospedalizzazione, di fatto il coronavirus si ridurrebbe a un’influenza, seppur forte. Perché il dramma della pandemia – ricorda – è stata la saturazione degli ospedali. Che danneggia anche le persone con altre patologie».

I dati degli ultimi giorni gli danno ragione. I contagi sono in aumento, ma l’impatto sugli ospedali non sta preoccupando. 

Fonte: IlTempo