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A un anno di distanza dall’inizio della pandemia arrivano i primi dati solidi sull’impatto che la crisi sanitaria ha avuto sulla società. I primi dati che arrivano riguardano il mondo del lavoro, e dipingono la situazione di una società che avrebbe avuto bisogno di riforme a prescindere dalla pandemia, ma che invece ha ottenuto solo un peggioramento.

Le categorie più colpite dall’emergenza sanitaria sono state quelle che già erano lavorativamente più svantaggiate: le donne, i giovani e gli stranieri. Le donne che hanno perso il lavoro nel 2020 sono il doppio rispetto ai colleghi uomini. Questo da un lato perché occupano più spesso posizioni lavorative meno tutelate, ma dall’altro perché sono impiegate nei settori che sono stati più colpiti della crisi. 

Dal rapporto appena pubblicato da Istat in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Inps, Inail e Anpal emergono 5 elementi che riguardano principalmente l’occupazione femminile.

Primo, la percentuale di donne che ha perso il lavoro nel 2020 è stata doppia rispetto a quella degli uomini. 
Nei primi due mesi del 2020, prima delle chiusure, la crescita tendenziale delle posizioni occupate è simile tra uomini e donne, mentre da marzo in poi il divario si è aperto e lo svantaggio delle donne rimane decisamente marcato fino alla fine del periodo analizzato.

Secondo, il divario occupazionale di genere che si era creato durante il lockdown non è stato colmato, e nemmeno si è ristretto nei mesi successivi. Fino a giugno i tassi di assunzione per le posizioni occupate dalle donne sono scesi molto più rapidamente e anche nei mesi successivi la ripresa di assunzioni è stata più lenta tra le posizioni femminili rispetto a quelle maschili. 

Terzo, le donne risultano più penalizzate anche nelle nuove assunzioni. Considerando i primi nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si registra un calo del 26,1% delle nuove assunzioni che hanno riguardato le donne. 

Quarto, le donne sono la categoria ad aver registrato il minor numero di reingressi nel mercato del lavoro. Dal 4 maggio al 30 settembre 2020 sono rientrati nel mercato del lavoro 67 mila persone che avevano perso la propria occupazione durante il periodo 1 febbraio- 3 maggio. Ma solo il 42,2% delle donne ha avuto questa possibilità.

Quinto, per le lavoratrici che sono riuscite a trovare lavoro è stata più dura riuscirci. Le donne sono la categoria che ha dovuto attendere il maggior tempo prima di trovare una nuova occupazione. 100 giorni in media, cioè tre mesi: 21 giorni in più rispetto al 2019.

Una situazione decisamente problematica che speriamo venga risolta dalle nuove politiche inclusive previste dal nuovo governo.

Fonte: ilSole24Ore